Paitone è un piccolo villaggio della provincia bresciana, posto sulle prime pendici dei monti della Valle Sabbia; si trova sulla strada provinciale e tramviaria, che, partendo dalla città a levante, mette da una parte al Trentino e dall’altra al lago di Garda. È un villaggio ameno, adatto ai diporti primaverili e autunnali, difeso a settentrione dai suoi monti i quali, se fossero un po’ più coperti dalla vegetazione silvestre, ad esso farebbero uno sfondo magnifico, un incantevole panorama. Presentano però un vantaggio invidiabile di un orizzonte vastissimo e d’una visuale lontanissima, sorpassando le colline che prospettano il Benaco, col guadagnare dolcemente l’altezza di pochi metri. Paitone tuttavia non essendo un centro numeroso, nè luogo industriale, sarebbe un paese dimenticato, come molte e comuni bellezze del territorio bresciano, se il Cielo non l’avesse singolarmente privilegiato, facendo ad esso uno dei suoi favori più ambiti, quale l’Apparizione della Vergine Santissima. Paitone quindi alle bellezze naturali congiunge quelle celesti, un Santuario di Maria Santissima che ricorda la Sua venuta portentosa sul monte Lavignone. Visita preziosa, ritratta da un artistico quadro del Bonvicino, uno dei parti più splendidi del rinomato pittore concittadino.
A metà strada sulla statale che unisce Brescia a Salò, dove la pianura padana si va restringendo verso la vicina valle del fiume Chiese, si allunga dal monte al piano per quasi otto chilometri quadrati il comune di Paitone. Nella parte settentrionale il suo territorio si presenta ricco di pascoli, prati e vigneti coronati da boschi ricchi di castagni (un tempo davano una grande quantità di rinomati “marroni” di Paitone). La collina, dalla parte che guarda la pianura, si presenta ripida, brulla e rocciosa; ma ormai è erosa e, nella sua parte orientale, smozzata e svuotata dai lavori delle cave, dove si estrae un marmo pregiato, conosciuto come “breccia Aurora” e ricercatissimo negli anni della ricostruzione successiva al secondo dopoguerra e del boom economico.
Le sette contrade che agli inizi del nostro secolo formavano Paitone, contavano poco più di 800 abitanti che si dedicavano quasi tutti ai lavori agricoli. Nel comune esistevano una sola modesta cava di marmo, una cava di pietra con due forni per ricavarne calce e piccolissime cave di “spolverina”, un ottimo abrasivo non inquinante per cucina.
Oggi, le contrade in alto sulla collina si sono fatte quasi deserte. La maggior parte dei loro abitanti sono scesi al piano, verso la statale. Al censimento generale del 1981 Paitone contava 1377 abitanti di cui circa un terzo costituisce la popolazione attiva. Di quest’ultima più della metà è occupata nell’industria (e solo un decimo nell’industria estrattiva), ma coltiva ancora appezzamenti di terreno di proprietà.
Nel Medioevo Paitone faceva parte delle proprietà del monastero femminile di S. Giulia di Brescia. Come tale lo cita nel 1251 una bolla del pontefice Innocenzo IV: Paitonatum. Vi era allora una chiesa dedicata anch’essa a S. Giulia, che venne eretta a parrocchia nel 1557, staccandosi dalla pieve di Nuvolento. Tuttavia le benedettine mantennero il privilegio di proporre e approvare il sacerdote a cui veniva affidata la cura delle anime, privilegio che perdettero nel 1767, quando già la chiesa di S. Giulia, demolita per un ordine del 1736 del governo veneto, era stata sostituita dalla parrocchiale che ora si erge alta sul paese, iniziata a costruire nel 1742 e dedicata a S. Antonio di Padova.
Paitone è un piccolo comune della provincia di Brescia, posto sulle prime pendici dei monti della Valle Sabbia. Si trova a metà strada, sulla provinciale che unisce Brescia a Salò. È un paese ameno, difeso a settentrione dai suoi monti, i quali coperti da una bella vegetazione, fanno ad esso uno sfondo magnifico. Paitone tuttavia, non essendo un centro numeroso sarebbe un paese dimenticato, se il Cielo non l’avesse singolarmente privilegiato facendo ad esso uno dei suoi favori più ambiti, quale l’Apparizione della Vergine Santissima.
Paitone, quindi, alle bellezze naturali congiunge quelle celesti: un Santuario di Maria Santissima che ricorda la sua apparizione sul monte Lavignone; visita preziosa, ritratta da un artistico quadro di Alessandro Bonvicino detto il Moretto, che costituisce uno dei capolavori non solo della produzione del pittore bresciano, ma di tutta la storia dell’arte mondiale.